Di cosa potrei parlare, se non dell'eterna questione Pio #12 VS gli ebrei?
Il mondo si divide.
"Era antisemita"
"No, è rimasto neutrale"
"No, non sapeva"
"No, ha aiutato gli ebrei"
Innanzitutto: papa Pacelli era filotedesco?
Non dirò apertamente la parola "sì" e nemmeno il vocabolo "eccome". Mi limiterò a ricordare che, durante la sua carriera di nunzio, il Nostro fu un promotore dei rapporti tra santa sede e Germania. Fu lui a convincere Pio #11 a rinunciare a una protesta ufficiale che sarebbe scaturita dalla violazione del concordato da parte dei nazisti. Pio #12 era così antitedesco che non trovò di meglio da fare che supportare il partito nazista nella campagna elettorale del 1936 nella Saar. E ancora diede prova, nel 1938, di velate simpatie verso la combriccola teutonica, in occasione di colloqui con il presidente del senato di Danzica. Tutte cose che gli valsero la qualifica di "cardinale preferito dei tedeschi", come ebbe modo di riferire, previa soffiata dell'ambasciatore italiano in Vaticano, il ministro degli esteri Ciano in uno dei suoi rari momenti di lucidità.
Insospettabile dunque che la sua elezione al trono pontificio sia stata caldeggiata dalla Germania nazista. In fin dei conti si stava sostituendo un papa dalle dichiarate antipatie per i nazionalsocialisti, e dalla scarsa propensione all'antisemitismo, con "il cardinale preferito dei tedeschi". Cosa può fare come prima cosa il nuovo papa? Chiaramente incontrare l'ambasciatore Berger, ribadire la volontà di collaborazione, e già che ci siamo stralciare la famosa enciclica incompiuta di Pio #11, dei cui 3 testi uno aveva come titolo “Humani Generi Unitas”, l'unità del genere umano. Un po' troppo contro la nuova posizione del Vaticano: meglio metterla via prima che lo zio Adolfo la veda.
E il suddetto zio riceve dal nostro eroe una lettera il 6 marzo 1939.
«Essendo stati eletti al trono pontificio, in seguito ad un regolare scrutinio del Collegio dei cardinali, pensiamo dovervi informare, come capo di Stato, della Nostra elezione. Nello stesso tempo, desideriamo, sin dall'inizio del Nostro Pontificato, esprimere il desiderio di rimanere uniti, per i legami di una profonda e cordiale amicizia, al popolo tedesco, affidato alle vostre cure. Invocando Dio Onnipossente, Noi gli auguriamo paternamente quella reale felicità che solo la religione può alimentare ed accrescere. Già in quei lunghi anni, cari alla nostra memoria, in cui abbiamo vissuto in Germania, come nunzio apostolico, abbiamo fatto quanto era in Nostro potere per stabilire rapporti di armonia fra la Chiesa dello Stato, in uno spirito di mutua intesa e di leale collaborazione, nell'interesse di entrambe le parti, ed abbiamo in seguito cercato di attuare in modo soddisfacente quanto era stato concordato. Ed oggi che le responsabilità della Nostra carica pastorale accrescono le Nostre possibilità ed al tempo stesso i Nostri desideri, desideriamo ancor più ardentemente conseguire questo fine. Formuliamo altresì l'auspicio che questo grande desiderio che Noi nutriamo per la prosperità del popolo tedesco e per il suo progresso riceva da Dio il suo pieno completamento» (S. Friedlander, Pio XII e il Terzo Reich)
Ma in fondo, che sarà mai... Stava solo augurando la prosperità al popolo affidato alle cure di Hitler... poco importa se ogni tanto la "cura" si chiamava notte dei cristalli o dei lunghi coltelli.
Inizia la guerra, iniziano le deportazioni, e qui intervengono gli innocentisti.
Secondo la tesi imperante in tali ambienti, la santa sede avrebbe aiutato con tutti i mezzi gli ebrei a nascondersi.
Risulta quantomeno strano pensare che la potente chiesa cattolica si sia limitata ad accogliere qualche disperato nel suolo vaticano, quando avrebbe potuto diramare l'ordine per ogni sacerdote di fare altrettanto. Evidentemente il desiderio di conservare vita e poltrona era un po' troppo forte.
Altri episodi riguardano svariati uomini di chiesa che, aiutando gli ebrei, si guadagnarono il titolo di "giusti". E qui non vogliamo arrivare a negarlo.
Ma invito a una riflessione: l'iniziativa, palesemente personale, di svariati uomini di chiesa è sufficiente a riabilitare il gran capo che non prende alcun provvedimento di un certo peso a riguardo?
Forse il fatto che il fabbricante di pentole Oskar Schindler abbia salvato 1100 persone dovrebbe indurre a credere che tutti quelli che producevano pentole facessero altrettanto?
E per caso il fatto che un cattolico salvi degli ebrei può avere come causa solo un ordine dall'alto, o una sensibilità data esclusivamente dalla morale cristiana? Oppure si parla pur sempre di esseri umani che, siano fabbricanti di pentole o preti, non sono riusciti a stare a guardare?
Gli eventuali dubbi possono essere chiariti analizzando il comportamento e le parole del signor Pio dopo la guerra e in concomitanza con la creazione di Israele.
Quando si pose il problema dell'emigrazione degli ebrei sopravvissuti, la santa (ma no, santissima) sede continuò a osteggiare la nascita dello di Israele, con la giustificazione che toccava ai cristiani controllare i luoghi della c.d. Terra Santa. Addirittura un cardinale giustificò la cosa dicendo che gli ebrei, in quando assassini di cristo, erano condannati per l'eternità a vagare lontani da Israele. Le voci di dissenso, come la cattolica tedesca Gertrud Luckner (anche lei una tra i Giusti), furono tenute sotto controllo. Fu mandato un monito alla chiesa tedesca in cui si diffidavano eventuali gruppi religiosi che "con la scusa di condannare l'antisemitismo (insomma l'unico era quello della Luckner) inducevano la gente a pensare che una religione valesse l'altra."
Altri scritti, risalenti a prima della guerra, testimoniano un disprezzo più che palese da parte dell'allora futuro papa verso qualsivoglia forma di giudaismo. Per esempio (qui incollo da Wikipedia), nel 1918 espresse la sua opinione su un leader del partito socialista indipendente tedesco, Kurt Eisner, che proclamò a quel tempo la repubblica sociale bavarese.
"Quando Kurt Eisner ritenne per sé la presidenza del Ministero, disse che lo faceva perché la sua persona era il simbolo della rivoluzione. Aveva ragione. Schizzare la persona di lui è sintetizzare quello che la rivoluzione in Baviera veramente rappresenta. Ateo, socialista radicale, propagandista implacabile, amico intimo dei nichilisti russi, capo di tutti i movimenti rivoluzionari di Monaco, imprigionato non so quante volte per reati politici, e per di più ebreo galiziano"
Mi sa che non era propriamente spiegato con l'odio per la Galizia....
O ancora, parlando di Rathenau, ministro del Reich (non ancora terzo) tedesco fino al suo assassinio nel 1922:
"Rathenau, uomo di notevole intelligenza e abilità, mi manifestò, sebbene ebreo, nei termini più ampi il desiderio del governo del Reich di addivenire quanto prima, nonostante le gravissime difficoltà, alla conclusione di un concordato soddisfacente per ambedue le parti"
Last but not least, la collaborazione con alcuni gerarchi nazisti per organizzare la loro fuga (il c.d. "canale dei ratti"). Mica pesci piccoli, aggiungerei. Si parla di gente del calibro di Klaus Barbie e Adolf Eichmann, fuggiti grazie a documenti falsi; il tutto era patrocinato dal vescovo Alois Hudal, che ricordiamo per il ruolo di commissario dell'Episcopato dei cattolici tedeschi in Italia e di padre confessore della comunità tedesca di Roma, ma anche per dotti scritti quali I fondamenti del nazionalsocialismo, e per alcune perle di saggezza del calibro di "il nazionalsocialismo è una grazia divina".
That's all folks! Se di giorno della memoria si vuole parlare, facciamo almeno in modo che non sia una memoria al 12%.