venerdì, dicembre 22, 2006

Il cammino della fede: parte 1°: GLI ALBORI E LA CONFESSIONE

Un giorno mentre mi trovavo in quel di Milano bussa alla porta un individuo. E' un prete, in giro per gli auguri natalizi tra gli appartamenti studenteschi. Con rapida mossa consegna a me e ai coinquilini un foglio, pieno di preghiere per il SS. Natale.
Come sempre rispetto le credenze altrui, e quando inizia la litania a cui i miei coinquilini fanno eco io rimango in pacato silenzio e aspetto che abbiano finito.
Ciò non basta al suddetto prete, che infastidito vuole sapere il motivo del mio rifiuto a ripetere le frasi della preghiera (riassumibile in signoretipregopacenelmondofelicitàammmmmoresperanza).
"Santità," rispondo "io non sono cristiano, penso che sia un motivo plausbile..."
"Ma sei italiano?"
"l'ultima volta che ho guardato la carta d'identità sì, ma è da molto che non controllo"
"Ma se sei italiano dovrai aver pur frequentato la tua parrocchia, o cose del genere"
"Beh all'incirca una quindicina d'anni fa, sì. Più o meno all'epoca in cui credevo in babbo natale, nella politica e nella meritocrazia. Poi sono diventato capace di intendere e di volere, e l'unico essere credente e praticante di cui concepisco l'esistenza è diventato l'avvocato, pur ammettendo l'esistenza di tutto l'universo, con l'eccezione forse di qualche cantone svizzero."
"Ah" (visibilmente irritato) "Quindi non hai mai intrapreso un cammino di fede. Forse è stato questo il problema"
Al che abbandono il tono, sarcastico ma cortese, tenuto fino a quel momento, per lanciarmi in un'arringa che pur non essendo sotto sale riguardava l'ultima sua frase:
"Lei mi sta dicendo che ho un problema?"
"No beh non in senso stretto, però..."
"Per me lei ne ha uno, e anche in senso stretto. Se vuole le racconto il mio cammino di fede, vuole?"
"No guarda, ho altre case da benedire e non ho molto tempo! Ma se vuoi approfondire l'argomento sai dove ci troviamo, no?"
"Approfondire l'argomento da voi sarebbe come andare da Fidel Castro e chiedergli come vanno le cose da lui, abbia pazienza, eminenza! Buona giornata"


Ammetto che la cosa mi ha lasciato l'amaro in bocca. ero pronto a descrivere tutto il mio cammino di fede, che inizia pressapoco a 3-4 anni, epoca dell'entrata in un asilo gestito da suore.

Lì il giovane virgulto viene istruito sui sacri fondamenti del cristianesimo, cioè ripetere frasi di cui ignori il significato. Capitava che quindi a 4 anni dovessi recitare l'avemaria, e avessi ancora una certa ignoranza in fatto di ghiandola mammaria, -poi colmata col tempo- tale per cui la frase "benedetto il frutto del seno" mi facesse pensare a un gambo di sedano, visto che non avevo idea di cosa fosse il seno. Allo stesso modo, durante il padrenostro, alla frase "dacci oggi il nostro pane quotidiano" subito la mente balzava alle ore 15, orario in cui nell'asilo veniva distribuita una pagnotta per ogni bambino, da consumare in silenzio seduti in cerchio in atrio. Ecco, il riferimento al pane quotidiano (quotidiano non sapevo che volesse dire, avevo concluso che era un modo per dire pane bianco un po' duro) doveva per forza rimandare a quel momento, pensavo.
Poi la preghiera prima di mangiare. All'epoca avevo un rapporto incredibile con la cuoca dell'asilo, sarà perchè ero il principale fruitore del suo lavoro. Quindi le preghiere credevo fossero rivolte a lei. "Grazie signore del cibo che ci hai dato" "Ma no! l'ha fatto la Stefania! ma quand'è che posso cominciare?"

A 6 anni arriva il primo traguardo: il catechismo! Fiero di aver lasciato l'asilo per le elementari, mi trovo ricatapultato in un'aula di asilo gentilmente concessa alla parrocchia, dove una maestrina inizia a dare le prime nozioni di bibbia e vangelo. Non ho molti ricordi di quel periodo, tranne il fatto che quando la maestra si interrompeva e voleva una risposta, quasi sempre questa era "Gesù". E se rispondevi per primo potevi scegliere il giocattolo dell'intervallo. Ero quindi un fenomeno a dormire metà del tempo, scorgere una pausa nel discorso e urlare "Gesù!!", a volte con risultati poco felici.
Arriva la prima cerimonia: LA PRIMA CONFESSIONE!!

Ora, la prima confessione arriva quando ormai l'effetto novità è svanito e già non sai perchè devi dedicare un pomeriggio del tuo tempo al catechismo. Ma devi frequentare, se no niente cerimonia. In questo ammetto una certa somiglianza con i più recenti ricordi dei corsi universitari.
Ma non importa. Ogni sacrificio è ben accetto se serve per la grandiosa prima confessione. Il giorno prima ti insegnano di cosa si tratta. Puoi scegliere due stanze, il confessionale con la griglia di legno e la stanzina dove sei a tu per tu col prete. Ora, non so se ci sia mai stato qualcuno che abbia scelto la stanzina.
Scegli il confessionale, sei euforico. Entri dentro, sei solo tu, il prete e dio. Il tuo sogno si realizza, puoi dire al prete i tuoi segreti. Ok, diciamo che non era il mio, di sogno, anche se secondo le loro parole avrebbe dovuto esserlo. E mica potevo dirlo al prete che quel quadro in casa mia l'avevo rotto io! Se poi veniva a dirlo a papà? E non posso andare a dire che non faccio i compiti per casa! Vabbè diciamo due-tre cazzatine e via. Cosa si dice a un prete? Urgeva uno stock di peccati da confessare ciclicamente.
"non sono venuto in chiesa per 2 settimane!" (sarebbe simpatico tornare ora e aggiornare il conteggio), oppure "ho dimenticato di dire le preghiere prima di andare a dormire..." (eddio bono, ho sonno!!). Ricordo che una volta ero andato a messa il sabato, e poi per accompagnare la nonna anche di domenica. Di domenica, conscio di essere stato liberato dai peccati il giorno prima, e di aver solo dormito nel frattempo, entro in confessionale e alla domanda "cos'hai fatto?" rispondo contentissimo "NIENTE!!". Uh, un atto di superbia, vergogna.
Ma tornando alla primissima confessione... devo recitare l'atto di dolore per venire assolto. Orpo! E che è l'atto di dolore? Non ero presente a quella lezione evidentemente. In un'esplosione di umorismo infantile, irrompo nella mia personalissima versione dell'atto di dolore, della cui esistenza sono appena stato informato:

"Ahiaaa!!"

Purtroppo ero troppo piccolo per apprezzare una gag che se fosse fatta adesso mi renderebbe fiero di me, oltre a farmi ridere per una settimana. Anche il prete era evidentemente troppo piccolo per apprezzarla, sebbene non dal punto di vista dell'età o della statura.
In seguito imparo l'atto di dolore. Una parte è stupenda, "propongo di non offenderti più". E' geniale! Il non plus ultra dell'ipocrisia umana! Ogni volta proponi di non sgarrare più, e se entri in confessionale dicendo "non ho fatto niente" ti rimproverano pure! Insomma, proponi sapendo già che non si può mantenere.


Ma dietro l'angolo incombeva la famigerata comunione!! (fine prima parte)

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Beeeeeeeeeeeeeeeellissimo!!!Comicissimo come sempre!!Vai Messia|!Continua cosi'! NOn vedo l'ora che arrivino le altre parti!!!
Baci
Mary A.

Anonimo ha detto...

Grandissimo messia!!!

Anonimo ha detto...

Quando il messia ha ragione, ha proprio ragione.

Complimenti!

Teo Cato ha detto...

ahahahahha a quanto pare non son da solo!

Uyulala ha detto...

A parte che come al solito ho riso a lacrime, volevo lasciarti il link del gruppo che alcuni di noi hanno fondato. Stiamo cercando di raggruppare siti, blogs e utenti di pensiero laico...

http://it.groups.yahoo.com/group/progetto_laico/

barbara ha detto...

..durante uno dei miei tete-a-tete con il prede non nel confessionale ma nello stanzino (da noi alle elementari erano molto crudeli) ho dovuto inventarmi come peccato l'aver tirato la cosa al gatto.
e il prete si è messo pure a ridere.
ho smesso di essere cattolica da quel momento.

Anonimo ha detto...

Una volta il prete della mia parrocchia è venuto a benedire casa mia e mi ha chiesto perchè non fossi più andata a messa... ho cercato di spiegargli perchè dopo aver riflettuto sula mia fede non fossi più cristiana ...

Il prete non è più venuto a benedirci la casa ... =P

Anonimo ha detto...

Questo post è fantastico! Sarà perché è autobiografico e, come in tutte le storie personalissime, chi legge ci si riconosce sempre un po'.
Io però non ho avuto esperienze di collegio (discussioni con preti o simili, quelle sì, a iosa), mentre mio padre invece ha vissuto più o meno le cose che racconti, ma mentre lui è rimasto cattolico io non lo sono mai diventato, almeno da a partire da quando sono diventato capace di intendere e di volere.

Anonimo ha detto...

io sono stata all'asilo dalle suore per un po'. mi ricordo che mi obbligavano a mangiare i piselli, che odiavo, che erano generose con gli scappellotti, che ci facevano fare ginnastica e che se eravamo cattivi (non so cosa significasse. però dicevano che eravamo stati cattivi) ci punivano facendoci dormire.
ho fatto catechismo fino alla prima superiore. ne ho viste di tutti i colori. ah, io ho scelto lo stanzino, e ho continuato a farlo finché me l'hanno permesso: io volevo vedere negli occhi quello con cui parlavo. poi sono diventata "troppo grande". ne vuoi sapere una bella? dove sono cresciuta io, il confessionale nello stanzino si chiama "confessionale uomini", perché si dà per scontato che una donna non osi guardare in faccia il prete.
sono stata cattolicaecredenteepraticante fino ai 20anni circa. poi mi sono resa conto della presa per il culo mondiale che è la religione. mia zia e mio padre pensano che vada a messa ogni domenica anche qui a berlino, dove vivo. i miei fratelli mi ritengono un'eretica, ma sono abbastanza intelligenti da capire che sono cazzi miei.
è triste pensare che mentirò sempre ai miei parenti, anche ai pochi a cui voglio bene, me se lo sono voluto loro: non accettano la verità, se è qualcosa che destabilizza le loro giornate.
il bello è che ero così una brava credente, fino a 4 anni fa, che mi posso tranquillamente inserire nei discorsi di teologia passando per credente. in effetti basta rispondere "gesù!". cmq anche "perché dio ha voluto così" è un'altra ottima risposta.
poiché non ho un blog nè una pagina web, ti dò il link del forum del brusco, dove scrivo e dove si è sviluppato il mio ateismo mangiapreti. ultimamente sembra una lezione di catechismo: bigotti a palate. ma un tempo ero un ottimo posto per cazzeggiare.
ciao, messia! sii sempre la verità e la vità!

Anonimo ha detto...

Huahuahauha Messia sei il mio eroe!
Mi ricordo che da bambino mi inventavo sempre i peccati da dire al prete. Che cavolo di peccati vuoi che faccia una bambina di 9 anni??
W il Messia! Ave!

Firewoman ha detto...

Mi ricordo che anche per me le preghiere a memoria erano un rebus. Ad esempio nell'Ave Maria, quando dice "prega per noi, adesso e nell'ora della nostra morte" io capivo "... adesso E' l'ora della nostra morte" e lo trovavo un tantino macabro, così non potendo fare una potente contrograttata di coglioni visto che ero femminuccia, quella parte della preghiera non la dicevo, muovevo solo le labbra.
Quanto alle confessioni, me ne inventavo davvero di artistiche ed elaborate, perchè non mi andava di riciclare quelle vecchie.
A mio figlio non farò passare tutto questo.